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Progetto
Ovidio - database
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autore
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Cicerone
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Della divinazione, II, 35
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originale
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35 Sed tamen eo concesso qui evenit, ut is qui impetrire velit convenientem hostiam rebus suis immolet? Hoc erat, quod ego non rebar posse dissolvi. At quam festive dissolvitur! Pudet me non tui quidem, cuius etiam memoriam admiror, sed Chrysippi, Antipatri, Posidoni, qui idem istuc quidem dicunt quod est dictum a te, ad hostiam deligendam ducem esse vim quandam sentientem atque divinam, quae toto confusa mundo sit. Illud vero multo etiam melius, quod et a te usurpatum est et dicitur ab illis: cum immolare quispiam velit, tum fieri extorum mutationem, ut aut absit aliquid aut supersit; deorum enim numini parere omnia.
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traduzione
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35 Ma anche dopo averla ammessa, come mai, domando, c?pita che un tale, volendo ottenere un auspicio favorevole, sacrifichi un animale adatto al suo scopo? Questa era la difficolt? che io credevo insuperabile. E invece, con quale allegra disinvoltura viene superata! Mi vergogno non per te (anzi ammiro la tua capacit? di ricordare tutte queste dottrine), ma per Crisippo, Ant?patro, Posidonio, i quali dicono precisamente quel che hai detto tu: una forza cosciente e divina, diffusa per tutto l'universo, ci guida nella scelta della vittima! Ma ancor pi? bella ? l'idea che tu hai esposto e che viene enunciata da quei filosofi: quando uno sta per eseguire il sacrificio, proprio allora avviene un mutamento delle viscere, di modo che qualche parte di esse scompare o si aggiunge: ch? tutto obbedisce al volere degli d?i.
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